ricicloverde

edizione aprile 2023

Bioplastica

Tutto quello che bisogna sapere. Molto utile per il packaging alimentare o per i contenitori di bevande. L’alternativa ai piatti “usa e getta”. Un’unica controindicazione: derivando da rifiuti agricoli, può contribuire alla riduzione di derrate alimentari

La bioplastica è un tipo alternativo di plastica, prodotta con un materiale derivato da materie prime rinnovabili di origine biologica. Inoltre è biodegradabile e riciclabile. Il tempo di decomposizione della bioplastica può variare molto in base ai materiali e alle condizioni ambientali. In ambienti umidi le bioplastiche possono biodegradarsi in pochi mesi, mentre in ambienti asciutti e con appositi trattamenti possono assicurare un’ottima tenuta.

VANTAGGI

Ecco tutti i vantaggi della bioplastica per l’ambiente:

  • E’  biodegradabile, risolvendo il problema dei tempi di smaltimento necessari per la plastica derivata dal petrolio.
  • E’ riciclabile; riduce gli oneri di gestione dei rifiuti, se impiegata su larga scala dall’industria agroalimentare.
  • Particolarmente igienica, è perfetta da utilizzare come packaging alimentare o come contenitore di bevande a uso domestico.
  • Minori emissioni di fumi tossici in caso di incenerimento
  • Filiera produttiva più pulita

STOVIGLIE IN BIOPLASTICA

Le foglie di palma possono sostituire la plastica e diventare stoviglie al 100% biodegradabili. Il progetto è di Leaf Republic, una start up con sede a Monaco di Baviera che fa ricerca nel settore del packaging sostenibile. Leaf è la prima azienda a sviluppare stoviglie biodegradabili e riciclabili, costruite con materiale sostenibile: foglie d’albero. I piatti riciclabili monouso per alimenti sono privi di prodotti chimici, colle o additivi e costituiti interamente da foglie.

Pedram Zolgadri e Carolin Fiechter sono i due designer che hanno assemblato i piatti di foglie utilizzando una pressa a pedali. Parte superiore e inferiore del piatto sono fatte di foglie cucite a fibre estratte da foglie di palma, mentre il centro è costituito da uno strato di carta fatta anch’essa di foglie. Il prodotto finale è un piatto usa e getta che può essere usato senza problemi per consumare un pasto, ma che tornerà a far parte della natura in soli 28 giorni.

BIOPLASTICA: UN PRIMATO ITALIANO

Riguardo gli studi sulla bioplastica, l’Italia sta facendo da apripista. La strada intrapresa mira a confermare un primato tutto italiano nella produzione della plastica per cui l’Italia si era distinta già in pieno boom economico. Spetta infatti all’italiano Giulio Nappa, premio Nobel nel 1963, il brevetto del polipropilene isotattico, un materiale plastico particolarmente resistente e prodotto per la prima volta in Italia dalla Montedison. Un’invenzione che avrebbe comportato l’ingresso di questo materiale nelle case di tutto il mondo, oltre che in ogni ambito industriale, dal design alla moda, dall’arredamento agli oggetti di ogni giorno. Un cambiamento quindi che avrebbe rivoluzionato la storia e le abitudini dei cittadini in Italia e in tutto il mondo. Oggi, dopo l’avvento delle plastiche cinesi e asiatiche che hanno soppiantato le produzioni occidentali grazie al loro basso costo, l’Europa è di nuovo avanti nelle sperimentazioni plastiche. E l’Italia ancora di più.

BIOPLASTICHE DA SCARTI VEGETALI

L’ultima scoperta riguarda gli scarti vegetali, e in particolare quelli che arrivano da caffè, prezzemolo e cannella ma anche delle bucce delle arance. Stiamo parlando di una miniera di potenziale materia prima per le bioplastiche: in Europa ogni anno se ne scartano 28 milioni di tonnellate, pari al 10 per cento dell’intera produzione mondiale. Da qui la possibilità, attraverso un procedimento industriale, di recuperare il materiale altrimenti destinato ad appesantire la catena di smaltimento dei rifiuti. Nello specifico ogni biomassa può trasformarsi in un tipo di plastica differente in base all’uso che se ne vuole fare. Dal riso, ad esempio, si può creare una plastica piuttosto dura, mentre con le piante si ottiene un materiale più “morbido”. E quella con la cannella ha addirittura una funzione antibatterica.

BIOPLASTICA DA SCARTI CAFFÈ, PREZZEMOLO, CANNELLA

In pratica, i ricercatori dell’Iit di Genova hanno messo a punto un sistema che impasta i residui vegetali con solventi o polimeri biocompatibili: dalla miscela nasce la nuova bioplastica, molto flessibile, elastica, poco costosa, e innanzitutto non inquinante. Un procedimento che, in linea di principio, potrebbe essere applicato a tutti gli oggetti di uso quotidiano e non solo agli scarti alimentari. Per questa ragione si tratta di un vero e proprio balzo nel futuro che consente di essere sempre più all’avanguardia in un settore, quello delle bioplastiche, che è sempre più targato “made in Italy”. Una nuova frontiera che potrebbe dare grandi soddisfazioni aiutando a risparmiare non inquinando.